Moda anni '70: dai figli dei fiori allo stile da discoteca. Un decennio caratterizzato dalle camicie a fiori, dalle minigonne, dai jeans a zampa di elefante, dai caftani etnici, dai colori acidi, dalle stampe psichedeliche, dalle zeppe vertiginose e dai sandali rasoterra. Dieci anni di moda dove tutto è stato possibile!
Gli anni '70 si aprono con una continuazione dello stile hippie, anche noto come movimento “flower power” di fine anni '60, caratterizzato dalle camicie tie dye, dalle blouse messicane, dai top ricamati in pizzo crochet, dai ponchos, dalle mantelle e dall'abbigliamento militare. I pantaloni erano in jeans, tela o suède, ma rigorosamente a zampa d'elefante.
Gli abiti erano noti come tuniche chiamate “maxis”, e le gonne erano larghe e lunghe alla caviglia. I colori erano molto vivaci.
Gli accessori come girocolli, collari per cani e ornamenti artigianali e naturali come legno, conchiglie, pietre, piume, perline indiane e cuoio, riflettevano quel mix di culture, viaggi e contaminazioni esotiche che questo movimento rappresentava.
Ma, nonostante lo stile hippie sembrava andare per la maggiore, non era il solo trend indossato da tutti. Sono in tante le donne che in quegli anni hanno continuato a indossare abiti più glamour, ispirati alle star dei mitici film hollywoodiani degli anni '40, reinterpretando look più minimal e lineari caratterizzati da eleganti blazer unisex in una moltitudine di tessuti preziosi e ampi revers, maxi abiti da sera lunghi e fluttuanti, pantaloni palazzo da portare con camicie luccicanti con lunghi fiocchi annodati al collo, oppure abiti e gonne rigorosamente mini, abbinati a giacconi di pelliccia, collane, orecchini di perle, turbanti e stivali altissimi con tanto di zeppa, che proprio nel 1973 raggiungono il culmine della loro popolarità iniziata negli anni '60.
La metà degli anni '70, inoltre, è anche nota come la rivincita della maglietta o T-shirt, non più considerata come semplice indumento intimo, ma intesa come vero e proprio capo d'abbigliamento con disegni elaborati, slogan urlati o magliette rappresentanti le squadre sportive più amate.
Mentre svaniva lo stile “flower power” degli Hippie, pian piano si diffondeva una nuova cultura dell'abito, quella dei maglioni over, dei cardigan in lana grossa, dei kimono e delle grafiche orientali, dei pantaloni cachi, dei gauchos, dell'abbigliamento vintage e degli abiti da operaio, frutto di una consapevolezza dell'abito inteso come abbigliamento più pratico e utilitario. Adottando anche un approccio più minimal e meno sciupato, fino ad arrivare alla tendenza dell'activewear americano caratterizzato dalle tute da lavoro, lo stile tennis delle sneakers e delle headbands che dal 1975 è sopravvissuto fino a tutti gli anni '80. Mentre la fine degli anni '70 segna l'inizio di quella che è diventata nota come la silhouette del triangolo rovesciato, caratterizzata da giacche con spalle molto larghe, minigonne strette e pantaloni solo leggermente svasati alla caviglia o, a volte, non svasati affatto.
È la moda dei top aderenti, delle gonne a tubo, dei giubbotti bomber, dei pantaloni di raso e dei jeans firmati che esploderà e raggiungerà il suo culmine negli anni '80.
Sono gli anni dell'attrice Farrah Fawcett che lancia la tendenza del costume da bagno intero con profonda scollatura e taglio alto sulle gambe, molto, ma molto sexy, da portare al posto del bikini e non solo al mare.
Il 1977 è anche l'anno che sdogana lo Studio 54 e la disco music, e con lei, i vestiti eleganti realizzati con materiali artificiali, il più famoso e ambito è il wrap dress in jersey disegnato, già nel 1974, da Diane von Fürstenberg da indossare sia di giorno in ufficio, sia nei locali notturni.
Poi via libera a camicie di lurex, lustrini, pantaloncini spandex, pantaloni larghi, maxi gonne, abiti con spacchi vertiginosi, vestiti avvolgenti che segnano una silhouette atletica ed elegantissimi abiti lunghi da sera e da ballo.
Le scarpe variavano dagli stivali alti al ginocchio in Pvc o latex ai mini décolleté con kitten heel, sopravvivono i tacchi spessi e i plateau anch'essi però in plastica trasparente.
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